Frana non sarà

Sono arrivato a Stigliano in Basilicata per partecipare al festival appArtengo street fest, ma con un giorno di anticipo, il 6 agosto. Sicchè già, durante le mie 4 ore di viaggio, partenza dal sud della Calabria, tra un tornante e l’altro, tra una mucca ed un cinghiale, ho pensato che un giorno senza far niente non potevo stare, ed ho maturato l’idea di realizzare un altro murales, oltre a quello previsto. Cosa fare, cosa fare… Stigliano Stigliano… e perché non affrontare il problema della

                          

frana? E si, purtroppo Stigliano ha questo grosso problema, pensa che ogni anno il paese si muove di tre centimetri, e molti fabbricati sono inagibili, come gran parte del centro storico; ed è proprio qui che si deve fare, mi sono detto, altrimenti non avrebbe senso. Li esiste il problema e li deve esserci il murales.

 

Arrivato verso le 21 credo, il caro amico Pietro Micucci, project manager del circuito appARTEngo che ha organizzato con tanta passione l’evento, mi ha trascinato nella trattoria più buona ed accogliente della Basilicata, “Trase ca t’ammud”. Spero che Luciano, il proprietario, legga questo post, almeno qualche peperone in più per la prossima volta... Stanco, affamato e assonnato, Pietro ha voluto farmi tuffare a pieno nei sapori di quella Terra eccezionale, per non parlare della pasta con crema di zucca, speck e pistacchio, e si, Stigliano è la patria del Pistacchio. Vabbè lasciamo stare il cibo, che è pericoloso. Comunque, una volta seduti a tavola, in compagnia anche della paziente Chiara, ho manifestato la mia intenzione a Pietro. Non ha parlato, ho creduto mi volesse ammazzare, invece era contento, meno male. Bisognava fare presto, e dopo un quarto di vino, per me non è stato facile. In cinque minuti ho buttato giù l’idea, però mancava la materia prima, la modella. - Pietro: come deve essere? - Io: carina, mora, capelli lunghi ondulati, mediterranea, tosta. - Pietro: Mariangela.

 

Andiamo alla ricerca di questa Mariangela, che in foto sembrava andasse bene, ma dovevo vederla dal vivo e parlarci, le mie modelle devono avere personalità, che solo con lo sguardo devono dirmi, sono donna! Altrimenti assumerebbero delle espressioni ipocrite, senza anima.

La troviamo, era con le amiche seduta ad un tavolo, la scruto da lontano mentre chiacchierava, e già un pò di tensione iniziava a diminuire. Mi avvicino, la fisso per bene, e dico a Pietro: è lei! Va bene! - Mariangela: cosa?! - Io: Piacere Mino, domani mi servi! Varrebbe la pena raccontare la discussione tragicomica che ne è conseguita, ma non te lo dico. Poi se ci incontriamo me lo chiedi. Comunque ha accettato e a sua insaputa si stava mettendo in un bel casino, diciamo che sono consapevole di essere un po’ pignolo quando scatto le foto.

 

La mattina seguente, dopo aver fatto colazione con una focaccia che non vi dico, e dopo aver accompagnato Pietro a risolvere un pò di casini, siamo riusciti a trovare un faretto per fare la foto a Mariangela. Quello che mi piace è che, non sapendo dove scattare le foto siamo andati nella casetta del centro storico in cui alloggiavo. Una casetta con tetto a falda, pavimento inclinato e pareti crepate, dalla frana che avanza. Quindi tutto il progetto è stato concepito a pochi metri da dove poi ho realizzato l’opera. Dove realizzare il lavoro? La sera prima facendo un giro nel centro storico, mi accompagnano giù alla chiazza, un posto con una magia senza tempo, da vivere, la chiesa cinquecentesca, le casette scosse dal terremoto ed il belvedere, che non si riusciva a vedere bene su cosa si affacciasse ma si intravedevano delle soffici colline illuminate dalla luna quasi piena. A sinistra, una casetta con una parete illuminata dalla luce gialla di un lampione. E qui, qui lo devo fare, dissi a Pietro. Il quale subito si attivò per rintracciare i numerosi proprietari, avviando una macchina investigativa senza precedenti, entro la mattinata arrivò l’ultimo consenso a realizzare l’opera.

 

Inizio il pomeriggio e finisco alle 13 del giorno dopo. Esperienza unica, dipingere nella storia di quella gente, tra il Nibbio Reale che sembrava vigilasse il mio lavoro e le colline senza fine della Basilicata. La ragazza realizzata personifica la frana con il volto ed il corpo che si abbandonano ad un evento naturale che non può essere impedito, ma con serenità, consapevolezza e speranza, e cerca ugualmente aiuto da una mano che vuole salvarla. Dalle cadute ci si rialza, insieme.

La scelta del tema e della modella del posto, è un elemento fondamentale del mio lavoro, un murales deve parlare del luogo e della gente che lo vive, il rispetto del contesto urbano, storico e sociale, prima d’ogni considerazione.

 

Com’è andata lo puoi vedere nelle foto, cliccando qui sotto. Scusa se mi sono dilungato, ma un lavoro non è solo colore spalmato su una parete, ma il vissuto di cui esso stesso è parte. 

 

Ringrazio di vero cuore la modella Mariangela per la disponibilità e pazienza che mi ha dimostrato.

 

 

Ciao e alla prossima, Mino.